
Disobbedienza sui generis: giallo e fantascienza si intrecciano nel dibattito finale “Del libero pensare”.
Tra tutti gli incontri tenuti nei giorni scorsi al Festival “Del Libero Pensare” certamente quello che ha visto protagonisti gli scrittori Maurizio de Giovanni e Gabriele Frasca è stato il più singolare e curioso, costruito come un armonico confronto tra i due, si è rivelato una bella sinfonia d'autore.
Ma cosa c'entrano il giallo e la fantascienza con il dissenso, la disobbedienza o la democrazia? Ebbene moltissimo!
Basta soffermarsi e riflettere: che cos'è il delitto se non la forma più esasperata di disobbedienza che si manifesta nel rifiuto totale del patto sociale, non uccidere; mentre il tentativo altrettanto disperato di ricomporre la rottura insanabile provocata dal reato, cercando la verità attraverso le indagini che tengono il lettore in sospeso fino all'ultima pagina, cos'è se non una contorta ed impossibile ricerca di un po' di democratica giustizia. Stessa cosa per il romanzo fantascientifico, in cui il dissenso è totale e non riguarda soltanto il singolo individuo e le sue estreme scelte, ma addirittura un intero pianeta, o un altro sistema solare con leggi fisiche completamente stravolte o del tutto azzerate; il teletrasporto, l'assenza di gravità, i robot, le galassie colonizzate da esseri intelligenti e diversi dagli umani, non sono elementi effimeri creati per stupire o divertire il lettore, fanno parte di una struttura in cui l'assenza totale di leggi scientifiche è essa stessa legge essenziale e rigorosissima, necessaria allo scrittore per mantenere in piedi l'universo alternativo di contrasto con la normale percezione delle cose.
Le suggestioni che si sono susseguite nell'alveo di queste considerazioni di base hanno portato, dunque, la platea in giro per la Francia noir di Auguste Dupin, con le sue cupe atmosfere (immaginata dal visionario ed americano Edgar Allan Poe), nell'Inghilterra di Sherlock Holmes, di Miss Marple ed Hercule Poirot, piena di enigmi da risolvere, piuttosto asettica e poco sanguinaria, per finire nell'America tetra ed allucinata della Sentinella squamata di Fredric Brown e delle città cibernetiche di Blade Runner di Philip Dick; e ancora il detective Sam Spade di Dashiell Hammet e quello rude di Raymond Chandler, Philip Marlowe, dissidenti per natura e vocazione (come i loro creatori), tormentati esperti nel cogliere il “guasto” che si concretizza sotto forma del corpo del reato.
Eppure, nonostante tutta questa torbida e vaneggiante disobbedienza, esiste da sempre un culto delle masse per questi personaggi e per i loro autori, alcuni vere e proprie icone pop.
Che senso avrebbe allora parlare di disobbedienza di fronte ad un fenomeno popolare se le masse non si componessero di dissidenti, appassionati delle tortuose e cupe anse della mente umana, spinti ad assistere avidi ai grandi processi mediatici, o pronti a fare incetta di cronaca nera sui giornali; oppure, forse, tanto seguito potrebbe venire dal bisogno irrazionale di misurarsi con il male e con il diverso, accostandosi a tali concetti attraverso le parole di un altro e magari tentare di capire quello che sembra incomprensibile, ma questo, in fondo, non significa comunque essere dissidenti?
Come in una spirale senza termine nella quale ognuno può misurarsi con il proprio finale aperto, gli autori lasciano in sospeso la questione ringraziando tutti alla conclusione del dibattito, in fondo non poteva concludersi diversamente un festival “Del Libero Pensare”.
Rossella Marchese
Tra tutti gli incontri tenuti nei giorni scorsi al Festival “Del Libero Pensare” certamente quello che ha visto protagonisti gli scrittori Maurizio de Giovanni e Gabriele Frasca è stato il più singolare e curioso, costruito come un armonico confronto tra i due, si è rivelato una bella sinfonia d'autore.
Ma cosa c'entrano il giallo e la fantascienza con il dissenso, la disobbedienza o la democrazia? Ebbene moltissimo!
Basta soffermarsi e riflettere: che cos'è il delitto se non la forma più esasperata di disobbedienza che si manifesta nel rifiuto totale del patto sociale, non uccidere; mentre il tentativo altrettanto disperato di ricomporre la rottura insanabile provocata dal reato, cercando la verità attraverso le indagini che tengono il lettore in sospeso fino all'ultima pagina, cos'è se non una contorta ed impossibile ricerca di un po' di democratica giustizia. Stessa cosa per il romanzo fantascientifico, in cui il dissenso è totale e non riguarda soltanto il singolo individuo e le sue estreme scelte, ma addirittura un intero pianeta, o un altro sistema solare con leggi fisiche completamente stravolte o del tutto azzerate; il teletrasporto, l'assenza di gravità, i robot, le galassie colonizzate da esseri intelligenti e diversi dagli umani, non sono elementi effimeri creati per stupire o divertire il lettore, fanno parte di una struttura in cui l'assenza totale di leggi scientifiche è essa stessa legge essenziale e rigorosissima, necessaria allo scrittore per mantenere in piedi l'universo alternativo di contrasto con la normale percezione delle cose.
Le suggestioni che si sono susseguite nell'alveo di queste considerazioni di base hanno portato, dunque, la platea in giro per la Francia noir di Auguste Dupin, con le sue cupe atmosfere (immaginata dal visionario ed americano Edgar Allan Poe), nell'Inghilterra di Sherlock Holmes, di Miss Marple ed Hercule Poirot, piena di enigmi da risolvere, piuttosto asettica e poco sanguinaria, per finire nell'America tetra ed allucinata della Sentinella squamata di Fredric Brown e delle città cibernetiche di Blade Runner di Philip Dick; e ancora il detective Sam Spade di Dashiell Hammet e quello rude di Raymond Chandler, Philip Marlowe, dissidenti per natura e vocazione (come i loro creatori), tormentati esperti nel cogliere il “guasto” che si concretizza sotto forma del corpo del reato.
Eppure, nonostante tutta questa torbida e vaneggiante disobbedienza, esiste da sempre un culto delle masse per questi personaggi e per i loro autori, alcuni vere e proprie icone pop.
Che senso avrebbe allora parlare di disobbedienza di fronte ad un fenomeno popolare se le masse non si componessero di dissidenti, appassionati delle tortuose e cupe anse della mente umana, spinti ad assistere avidi ai grandi processi mediatici, o pronti a fare incetta di cronaca nera sui giornali; oppure, forse, tanto seguito potrebbe venire dal bisogno irrazionale di misurarsi con il male e con il diverso, accostandosi a tali concetti attraverso le parole di un altro e magari tentare di capire quello che sembra incomprensibile, ma questo, in fondo, non significa comunque essere dissidenti?
Come in una spirale senza termine nella quale ognuno può misurarsi con il proprio finale aperto, gli autori lasciano in sospeso la questione ringraziando tutti alla conclusione del dibattito, in fondo non poteva concludersi diversamente un festival “Del Libero Pensare”.
Rossella Marchese