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Il “Gran Tour”, da Napoli ad Otranto il viaggio indispensabile nella culla dell’Europa moderna

16/9/2015

 
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Il 18 giugno di quest'anno ad Otranto è stato riaperto al pubblico il Castello Aragonese con la suggestiva mostra "Il Gran Tour da Napoli ad Otranto" che riprende una parte importante della produzione paesaggistica del Regno di Napoli.
Oggi si raggiungono in breve località lontanissime, ma c'era un tempo in cui si viaggiava lentamente, soprattutto per sviluppare le proprie capacità intellettive e crescere culturalmente. Il viaggio era un luogo dell'anima, una realtà in cui passare attraverso, assorbire suggestioni, cambiare.
Nella seconda metà del Cinquecento e per tutto il Seicento il Grand Tour ebbe una connotazione prevalentemente aristocratica, anche se artisti ed intellettuali potevano già considerarsi l'avanguardia che di lì a poco si sarebbe mossa alla conquista pacifica dei luoghi dell'Europa; la dizione venne adottata per la prima volta, in trascrizione francese, nel Voyage or a Compleat Journey Trough Italy (1670) di Richard Lassels.
La pratica del viaggio nell'Europa d'Ancien Régime, dapprima un torrente con esili affluenti, si trasformò in fiume in età elisabettiana. Divenne infatti un'istituzione per la formazione della classe dirigente inglese e ad ingrossarlo contribuirono viaggiatori francesi già al tempo di Luigi XIII e del Re Sole; con essi fiamminghi, olandesi, tedeschi, svedesi, russi e ancora altri provenienti da ogni paese d'Europa.
Il vero fenomeno del viaggio di formazione cominciò quando, nel Settecento, Winckelmann spiegò a tutto il mondo che la culla dell'Europa era il Mediterraneo con le sue civiltà e la sua storia. Le tappe del percorso furono prima le più importanti città del Sud Europa, poi, via via, sempre di più quelle dell'Italia, Roma, Firenze, Venezia e Napoli, per vedere l'antico, ma anche l'arte del tempo, il paesaggio e gli usi di un popolo; finché l'itinerario da Napoli ad Otranto, non diventò "il viaggio", fonte di esperienze culturali ed umane indispensabili per l'élite aristocratica ed intellettuale continentale tra Sette ed Ottocento e dell'alta borghesia dopo la caduta dell'ancien régime.
Un itinerario, quello della mostra di Otranto, attraverso illustrazioni, vedute e scorci, carte e portolani, catturati dai più talentuosi artisti ed autori europei.
A partire dalla spedizione artistico-conoscitiva dell'Abbé de Saint-Non, che diede vita ad uno dei più bei libri del mondo: "Voyage pittoresque ou Description des Royaumes de Naples et de Sicile", l'opera enciclopedica in cinque volumi del Grand Tour in cui vengono riportati impressioni e resoconti da lui raccolti tra il 1781 ed il 1786, il tutto illustrato con disegni e carte geografiche realizzate dai migliori artisti dell'epoca.
Un'incursione nel tempo, per ripercorrere le tracce di coloro che, per conto del Saint-Non da Napoli giunsero in Terra d'Otranto, artisti di primissimo piano: Hubert Robert, Louis-Jean Desprez, Chatelet, Fragonard, A. Paris, Duplessis, Derthault, Renard le cui opere sono esposte nella mostra e contenute nel libro di Saint-Non. Si imbarcano a Brindisi, per discendere via mare sino ad Otranto e da qui a Taranto, Metaponto, Capo Colonna. Per poi continuare con Goethe, Hackert, Hamilton, Fabris, Swinburne, Kraven Keppel, Lear, Yriarte, Stendhal e tanti ancora, celebri stranieri che resero Napoli ed il suo Regno, una capitale ispiratrice di comportamenti e bastione di cultura.

Rossella Marchese



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