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Marzo 1944: la tragedia dimenticata del treno 8017

23/10/2015

 
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​ “L'Agenzia Reuter comunica da Napoli che cinquecento italiani sono periti venerdì mattina per asfissia in una galleria ferroviaria dell'Italia Meridionale; nell'attraversare una lunga galleria il treno, che già procedeva lentamente, rallentava ancora la marcia sicché il denso fumo che ingombrava la galleria stessa anche a causa del passaggio di altri convogli, provocava la soffocazione della maggior parte dei disgraziati viaggiatori, così scriveva nell'Italia occupata il Corriere della Sera del 6 marzo 1944.
Per attraversare la Penisola divisa in due dalla guerra, la notizia seguì un itinerario quasi schizofrenico: da Potenza a Napoli, da Napoli a Lisbona, per poi giungere a Milano; lo stesso 6 marzo la notizia appariva anche sul New York Times ed il giorno dopo sul Times di Londra. Ventiquattro ore dopo il Corriere della Sera ritornò sul fatto con altri particolari, alcuni veritieri altri meno; poi, il 9 marzo il Governo del Regno del Sud ascoltò una relazione sull'accaduto.
Insomma, in meno di una settimana la notizia di quello che si rivelerà uno dei disastri ferroviari più gravi di tutti i tempi, sicuramente il peggiore in Italia, aveva fatto il giro del mondo; poi, incredibilmente, quella stessa notizia scomparve di colpo.
Uno dei segreti meglio custoditi del disastro di Balvano (il paesino della Basilicata teatro della tragedia) fu proprio quello per cui quasi da subito nessuno sembrò volersi occupare di quella vicenda che aveva causato 600 morti e che, ancora oggi, non ha alcun colpevole accertato.
Tuttavia, le cause di questa terribile sciagura ignorata e rimossa, finita nel grande calderone di una guerra da cancellare, sono state molteplici: la Galleria delle Armi, umida, buia e scarsamente ventilata, era stata scavata sulla sagoma di un treno, avvolgendolo come un guanto; la lunghezza eccezionale del convoglio 8017, 479 metri, che finiva la sua lenta processione a un chilometro e mezzo dall’uscita del tunnel, arrendendosi per carico, massa trainata e pendenza; uomini in servizio da molte ore, con la loro dose di gas tossici già incamerata nelle gallerie precedenti a causa della pessima qualità del carbone fornito dagli alleati, con resa di gran lunga inferiore rispetto a quello di provenienza tedesca; il peso delle merci trasportate e dell’elevato numero di persone salite a bordo, “più o meno regolarmente”, che avrebbero dovuto imporre un diverso posizionamento delle due locomotive trainanti il convoglio le quali, invece, viaggiavano accoppiate alla testa del treno, esercitando la trazione in maniera sbilanciata.
La sfortunata storia del treno 8017, tratta Battipaglia-Potenza, si consumò così, nella notte tra il 2 ed il 3 marzo 1944, in una galleria trasformata in camera a gas e nella quasi ignavia delle zone telegrafiche delle stazioni, a cui va una pesante dose di responsabilità;  la macabra scoperta del treno e del suo carico senza vita avverrà solo all'alba, parecchie ore dopo.
Nato per essere un treno merci, ma con a bordo oltre 600 viaggiatori paganti e disperati, con la compiacenza delle autorità che avevano lasciato che si stipassero come sardine, l'8017 entrò nella Galleria delle Armi, presso la stazione di Balvano, senza mai più uscirne. 
Di questo oscuro dramma rimangono le pochissime foto d'epoca dei cadaveri allineati sulla banchina della stazione di Balvano, le cause civili instaurate presso il Tribunale di Napoli che accordò ai pochi parenti delle vittime che riuscirono a rivolgersi alla giustizia, dei ridicoli indennizzi e le tantissime lapidi custodite nel piccolo cimitero del paese con su i nomi di quei viaggiatori mai tornati a casa, la maggior parte dei quali campani.
 
Rossella Marchese


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Antonio Esposito